Recensione del libro Un pensiero ribelle – Maria Bakunin, la signora di Napoli di Mirella Armiero

Margherita Venturi

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Quando ho terminato di leggere un “bel” libro ho due opposte sensazioni; da una parte, sono contenta per aver concluso un “lavoro” che ha accresciuto le mie conoscenze e, dall’altra, mi dispiace di dover lasciare quello che per me è diventato un “amico” e la tentazione è di rileggerlo per fissare bene ciò che mi ha insegnato. Bene proprio queste sono state le sensazioni che ho sentito, arrivata all’ultima pagina del libro “Un pensiero ribelle – Maria Bakunin, la signora di Napoli” scritto da Mirella Armiero, pubblicato quest’anno da Solferino.

Confesso la mia ignoranza: di Maria Bakunin sapevo poco, a parte una fotografia esposta nella sede della Società Chimica Italiana, che la ritrae con cappellino, unica donna in mezzo ai tanti chimici riuniti a Roma per festeggiare i 70 anni di Cannizzaro. Questo libro me l’ha fatta conoscere non solo come chimica, ma come donna; si compone 18 capitoli, stringati ed efficaci, che spaziano dalla sua vita personale, sottolineando l’affettuoso rapporto con l’anarchico Bakunin che, pur non essendo suo padre, lei l’ha sempre considerato tale, a quella professionale intrecciata fortemente con il Sud d’Italia.

L’autrice racconta con passione e acume storico la vicenda, che considero attualissima, di questa donna orgogliosa e indipendente, che Napoli chiamò la sua Signora. Fu, infatti, protagonista della vita culturale della città e, durante l’occupazione nazista, si adoperò per salvare la biblioteca dell’Università partenopea, opponendosi con coraggio ai soldati.

Ho detto che la vicenda di questa donna è attualissima e lo dimostra il fatto che, al di là del suo impegno scientifico, si interessò di problemi didattici, visitando molte scuole europee e arrivando alla conclusione che gli istituti di ogni ordine e grado devono essere dotati di laboratori e che la formazione scientifica è utile per tutti; lo dimostra il fatto che si interessò di sviluppo industriale, tanto che, per avere una visione più moderna possibile, si spinse fino in America; infine, lo dimostra il fatto che ebbe una gran sensibilità per i problemi sociali: si batté per migliorare le condizioni della classe operaia, stigmatizzando il lavoro minorile, e, naturalmente, cercò di sottolineare il contributo decisivo che le donne possono dare alla cultura e alla società civile.

Insomma, Maria Bakunin, detta familiarmente Marussia, è una figura di donna estremamente attuale e consiglio a tutte/i di conoscerla meglio leggendo questo libro sul quale non dico di più per stimolare la vostra curiosità.


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Per concludere, ricordo che la Società Chimica Italiana ha istituito da quest’anno la medaglia Bakunin “…per onorare le scienziate distintesi nella ricerca in chimica, aprendo nuove prospettive di ricerca”. La prima a ricevere questa onorificenza è stata Catia Bastioli, presidente e CEO di Novamont, per il suo lavoro pionieristico nello sviluppo di materiali sostenibili e bioplastiche.