Che dire dell’Homo Sapiens Sapiens?
Margherita Venturi
Cara lettrice e caro lettore,
sto scrivendo questo editoriale in un pomeriggio di metà luglio rovente per la calura e per le “bollenti” notizie che ci arrivano da varie parti del mondo. Confesso di essere sempre più confusa: se il clima è indiscutibilmente fuori controllo, mi sembra che l’essere umano lo sia ancora di più.
I dati scientifici ci dicono che, mese dopo mese, stiamo infilando una serie infinita di nuovi record di temperatura, a Siviglia 45 °C, giusto per citare un dato; parallelamente stiamo contando una serie altrettanto infinita di eventi estremi, come alluvioni e tornado/cicloni improvvisi e devastanti, come avvenuto in Texas, di nuovo per citare solo un caso.
Mi domando se esiste ancora qualcuno che nega la crisi climatica. Forse in Italia i negazionisti sono diminuiti, ma anche coloro che la ammettono (difficile negare l’evidenza!) si ostinano a dire che non è di origine antropica, che i combustibili fossili e il nostro comportamento irresponsabile non c’entrano, che non dobbiamo deturpare l’ambiente con impianti fotovoltaici e, soprattutto, eolici e che è inutile spendere soldi pubblici per potenziare le energie rinnovabili.
Chi si erge a paladino di questo “risparmio”, però, dovrebbe insorgere contro l’aumento della spesa pubblica per le armi. Certamente, sono molto allettanti le parole della Meloni “ci saranno significative ricadute economico-industriali e occupazionali per il nostro Paese”, ma nascondono il fatto che i soldi pubblici destinati all’acquisto di nuovi armamenti andranno, prevalentemente, nelle tasche di Leonardo e Fincantieri (e, in cascata, alla loro rete di sub-fornitori), che da sole rappresentano il 75% dei ricavi militari in Italia (stimati da Mediobanca in circa 20 miliardi di euro).
Poi c’è il piano ReArm Europe, sul quale mi domando: perché l’Europa si dovrebbe riarmare? Qualcuno ci ha dichiarato guerra? Forse la risposta la troviamo in una recente intervista del professore emerito di Economia Civile all’Università di Bologna, Stefano Zamagni, che relativamente a questo piano ha detto “Oggi è l’industria delle armi che guida la danza. La politica non è più libera e chi comanda è il complesso militare-industriale-finanziario”.
È veramente cinico pensare che la guerra sia profitto e chiudere gli occhi di fronte ai civili, morti nei bombardamenti in Ucraina, e, soprattutto, ai bambini e alle donne, che vengono uccisi a Gaza mentre sono in fila per avere un po’ d’acqua e di cibo.
Io sono solo una chimica e non sono in grado di capire fino in fondo la complessa situazione geopolitica, ma rimango allibita quando leggo che Trump si erge a paladino della pace e che, dopo aver parlato con Putin per trovare una qualche soluzione a questa guerra che si trascina da più di tre anni, invia armi a Zelensky; non mi sembra proprio la strada per arrivare a un accordo, eppure qualcuno ha proposto Trump al Premio Nobel per la Pace. Sono ancora più esterrefatta dalla notizia che Netanyahu è infastidito dalla guerra, che lui stesso ha scatenato, perché lo distrae dai preparativi per il matrimonio del figlio e che, nonostante abbia avuto un mandato di arresto con l’accusa di sterminio, di utilizzo della fame come metodo di guerra e di stragi contro civili, è ancora lì a fare il bello e il cattivo tempo.
I protagonisti della triste storia di oggi: D. Trump, V. Putin e B. Netanyahu
Ultimamente in questo scenario si è inserito l’Iran e, allora, la discussione si è concentrata sulla percentuale di arricchimento dell’uranio che questo Paese è riuscito a raggiungere; alcune fonti dicono 50%, altre 60% e altre ancora oltre il 60%.
Capisco che la questione sia importante e delicatissima, perché ciò permette di ottenere bombe all’uranio, per intenderci quella che rase al suolo Hiroshima, ma, secondo me, ci si doveva focalizzare soprattutto su un altro aspetto e, cioè, che c’è sempre una commistione fra nucleare civile e nucleare militare e il caso dell’Iran ne è la chiara dimostrazione. Purtroppo, questo è un problema che viene sempre minimizzato quando si parla, anche in Italia, di costruire nuove centrali nucleari.
Poi, naturalmente, c’è il fatto che le armi nucleari non dovrebbero essere sviluppate e usate per i loro effetti devastanti a breve e a lungo termine (in realtà tutte le armi andrebbero abolite, ma forse sono un’irriducibile sognatrice).
Penso che Albert Einstein si stia rivoltando nella tomba constatando che l’umanità non ha proprio imparato nulla dalla storia; risuonano quanto mai attuali e inascoltate le sue parole, contenute nel manifesto contro l’atomica, firmato assieme a Bertrand Russell: chiedo ai governi, davanti al bivio tra morte universale della specie umana o nuovo Paradiso, di rinunciare alla guerra e trovare mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa. Non c’è alternativa. In una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana.
Ma anche papa Francesco si sta rivoltando nella tomba; speriamo che vegli su questo Homo Sapiens Sapiens che, mi sembra, abbia totalmente perso questo suo duplice attributo.
Scusandomi per lo sfogo, di cui, però, avevo proprio bisogno (mi sono trattenuta per tanto tempo), vengo finalmente alla nostra rivista che, dopo il numero due dedicato ai contributi presentati dalla Divisione di Didattica al XXVIII Congresso Nazionale della Società Chimica Italiana, torna al suo formato tipico.
È un fascicolo adatto per essere letto “in vacanza”; infatti, oltre a spunti per il ritorno in classe, trovi argomenti più generali che potrai, comunque, discutere con i tuoi studenti.
Giusto per stuzzicare la tua curiosità: la densità, un concetto tanto comune quanto incompreso dagli studenti; la potenzialità didattica dei musei e delle collezioni di strumenti scientifici; la catalisi ecosostenibile; una rivisitazione dell’enciclica di papa Francesco; alcuni materiali di cui non potremo mai fare a meno; il racconto di un chimico senior che ricorda personaggi importanti e fondamentali per la storia recente della nostra disciplina. E altro ancora …
Buone vacanze e buona lettura