Il “Piano Mattei” e l’Italia
hub europeo del gas naturale

Fabio Olmi

e-mail: fabio.olmi@gmail.com



Il 29 gennaio 2024 la Presidente del consiglio Giorgia Meloni ha presentato al Senato il “Piano Mattei” con il discorso di apertura del vertice Italia-Africa. Erano presenti 25 capi di governo dei Paesi africani e 11 ministri degli Esteri. La premier ha detto che il Piano prevede lo stanziamento di 5,5 miliardi di euro, di cui 3 prelevati dal Fondo per il Clima (!!) e 2,5 dal fondo della Cooperazione allo Sviluppo, e ha sostenuto che la sua mission è creare una partnership “paritaria, non predatoria” con mutui benefici tra l’Italia e l’Africa: un partenariato strategico “volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”. Nel suo intervento Meloni ha fatto vaghi riferimenti a progetti di sviluppo per alcuni Paesi africani (Marocco, Tunisia, Algeria, Mozambico, Egitto e Repubblica del Congo), coinvolgendo società partecipate tra cui spicca l’ENI, presente in 14 Paesi dell’Africa. Nella presentazione non sono emersi indizi su strategie per lo sviluppo delle energie rinnovabili.1

È intervenuto però, subito dopo la presentazione, il presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat che ha sottolineato il mancato coinvolgimento dei governi africani nella stesura del progetto. In altre parole, il “Piano Mattei” è stato calato sulla testa dei Paesi africani senza alcuna collaborazione con i Paesi interessati, un’operazione puramente verticistica e solitaria, direi propagandistica, con Meloni a capo della Cabina di Regia creata per la sua attuazione.

Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, sostiene in un articolo pubblicato su Nuova Ecologia:2 “Questo Piano è un’operazione politica a sostegno degli interessi di ENI in Africa, coperta da una narrazione becera sulle politiche migratorie sotto lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. Il governo Meloni vuole fare dell’Italia un hub del gas, quando bisognerebbe mirare a un approccio condiviso che abbia l’energia pulita come protagonista: il problema sorge quando la politica nazionale coincide con la strategia di un’impresa, l’ENI.3

Nel Mediterraneo ci sono già le infrastrutture pronte per le importazioni di gas dall’Africa e in Italia, poiché quelle esistenti non sarebbero sufficienti per svolgere il compito di rifornire anche l’Europa, si è avviata la costruzione di un secondo gasdotto da Sud a Nord della penisola a riprova della concreta volontà di perseguire l’obiettivo anzidetto. Stanno, infatti, procedendo i lavori della costruzione del nuovo gasdotto tra Sulmona in Abruzzo e Minerbio in provincia di Bologna per raddoppiare il collegamento tra Puglia e il Nord sulla direttrice adriatica. Nella trasmissione TV di Rai 3 “Presa diretta” di lunedì 8 aprile si è fatto riferimento a questo nuovo gasdotto, che dovrebbe essere ultimato entro il 2026, e sono stati messi in luce grossi problemi per l’attraversamento del nuovo tubo in territori sismici.

Ma la domanda a cui è essenziale dar risposta è la seguente: all’Europa servirà il gas che ci apprestiamo a inviare? Tanto più che il consumo del gas è ormai in deciso calo.4 Ebbene la risposta alla domanda sembra essere negativa.

Qual è, infatti, la proiezione del mix energetico dei principali Paesi europei e il suo sviluppo nel tempo?

La Germania, che ha spento ormai le sue centrali nucleari e sta impiegando un po’ più di carbone nelle sue centrali termoelettriche, punta essenzialmente sulle energie rinnovabili per sopperire alla mancanza del gas russo, incrementando fortemente e velocemente soprattutto l’eolico.5 Nel 2023 questo paese ha coperto la produzione di elettricità per il 52% con le rinnovabili, registrando un incremento del +5% rispetto all’anno precedente.6 Amburgo poi, diventerà la città hub europeo per l’idrogeno entro il 2030.7 Comunque, la Germania non ha fatto come l’Italia che ha cercato di rimpiazzare il gas russo importandone una eguale quantità mediante contratti pluriennali di fornitura da diversi Paesi (nei quali è attiva l’ENI), soprattutto africani (in primo luogo l’Algeria), senza puntare su un deciso incremento delle rinnovabili.

La Francia (dati del 2022) ha un mix energetico formato da un 40% di energia nucleare, un 45% di gas e petrolio, un 4% di carbone e 11% di energie rinnovabili. Mentre alcune centrali nucleari vengono chiuse, ne sono previste tre nuove entro il 2035 e si stima un loro ulteriore sviluppo. Inoltre, ci sarà anche un forte incremento delle rinnovabili. Il Presidente della Rete Elettrica Francese (RTE), Predaczyk, ha infatti dichiarato recentemente che “L’energia nucleare da sola non sarà sufficiente per portare la Francia alla decarbonizzazione, è necessario puntare sulle rinnovabili il più rapidamente possibile”.8

L’insieme dei Paesi nord-europei si sta poi preparando a far crescere ulteriormente la sua grande capacità rinnovabile: grazie all’energia eolica, all’elettrolisi verde dell’idrogeno e all’energia nucleare (che, però, non è rinnovabile), Rystad Energy ha identificato Danimarca, Svezia e Finlandia come Paesi leader nella rivoluzione energetica verde9 e ha previsto che questa crescerà da un totale di 30GW del 2022 a 74 GW entro il 2030. Questi Paesi diverranno così esportatori di grandi quantità di energia verde all’Europa, ma non solo, perché aiuteranno l’Europa a decarbonizzare le industrie pesanti, come quelle dell’acciaio e del cemento.10

In conclusione, nessun Paese d’Europa ha fatto la corsa a rimpiazzare il gas della Russia con altrettanto gas come ha fatto l’Italia, che così rimarrà bloccata, con i contratti conclusi, per molti anni all’impiego del gas, mentre gli altri Paesi europei, dipendenti in parte dal gas russo, spingono per un forte e rapido incremento delle energie rinnovabili. Dove sono allora i presunti futuri acquirenti europei di gas previsti dall’Italia? Non si sa!! Il governo italiano sta facendo un’opera inutile con l’etichetta del “Piano Mattei” e non solo per l’obiettivo di divenire hub europeo del gas, ma anche nel non riuscire a dare per ora concretezza ai previsti progetti africani.


1 Santolo Meo – Il paradosso dell’energia, la Repubblica, 4 gennaio 2024.

2 Francesca Stazzonelli – Sulle rotte del gas, Nuova Ecologia, aprile 2024.

3 Luca Pagni – Dal gas alle rinnovabili, Italia hub dell’energia nel Mediterraneo, la Repubblica, 21 febbraio 2024.

4 Alcune stime valutano che il fabbisogno europeo di gas nel 2030 potrebbe essere tra il 30% e il 50% inferiore a quello del 2019.

5 https://citynext.it/2023/12/26/germania-a-due-velocita

6 L’energia solare e soprattutto eolica ha coperto in Germania il 75% dell’energia rinnovabile; il resto proviene da biomasse ed energia idroelettrica e si punta a raddoppiare l’energia rinnovabile entro il 2030 per arrivare a 600 terawattora.

7 https://hydronews.it/amburgo-presenta-la-sua-strategia

8 https://edoardobeltrame.com/2023/08/28/la-rete-francese-rte/

9 La Danimarca copre con le rinnovabili, soprattutto con l’eolico, l’88,4% del suo fabbisogno energetico e punta a raggiungere il 99% nel 2030; la Norvegia, importante esportatrice di gas, copre con le rinnovabili il 77,4% della sua energia; la Svezia, facendo ricorso all’idroelettrico, all’eolico e ai biocarburanti, copre il 60,1% del suo fabbisogno energetico; la Finlandia copre con le rinnovabili il 47,9% della sua energia.

10 https://energiaoltre.it