Perché i nostri laureati hanno difficoltà a trovare lavoro?
Luigi Campanella
Università di Roma La Sapienza
e-mail: luigi.campanella@uniroma1.it
Una notizia, che è stata più volte ripresa dalla stampa nazionale nel corso del 2023, riguarda la percentuale di laureati che trova lavoro: in Italia purtroppo il valore è intorno al 65%, rispetto alla media europea pari all’82%.
Anche se il dato dinamico è più ottimista (nel tempo la differenza tende a diminuire e il trend nazionale è soddisfacente rispetto agli altri colossi europei) viene spontaneo chiedersi quali sono le ragioni di questo -17%.
Sono un professore universitario, ho girato il mondo, ho conosciuto studenti di tutti i Paesi ed escludo che la ragione possa essere imputata a una preparazione di minore qualità dei nostri giovani. Forse si può invocare una minore flessibilità, come i nostri tempi richiedono, con un adattamento continuo delle competenze, soprattutto in certi settori. Un’altra ragione è di certo negli stipendi più bassi e, soprattutto, nella minore tutela che nel nostro Paese è riservata ai lavoratori giovani rispetto agli anziani. Un’ulteriore causa può forse ritrovarsi nel fatto che per i giovani italiani gli interessi culturali delle facoltà umanistiche sono significativamente presenti al momento delle scelte universitarie, ovviamente perdendo incisività rispetto alle prospettive sul mercato del lavoro.
Infine, c’è da supporre che an-che il tasso statico e dinamico di innovazione del sistema industriale sia più basso di quanto avviene per i Paesi, Germania e Olanda in testa, considerati il paradiso dei giovani laureati.
La speranza è che la tendenza a colmare il gap non si fermi e che contribuisca così a contrastare anche un altro effetto negativo del mancato ascensore sociale affidato alla laurea, cioè la fuga dei cervelli.