La festa dei cento anni del planetario e la storia del planetario di Roma
Luigi Campanella
Università di Roma La Sapienza
e-mail:luigi.campanella@uniroma1.it
Quando il Museo multipolare della scienza e dell’informazione scientifica (MUSIS) era una realtà molto più viva di oggi, il progetto che affascinava scuole e giovani era il Mini Planetario. Con un gazebo e un software specialistico in 6 - 8 m2 si realizzavano piccoli planetari con il vantaggio della portabilità e della moltiplicabilità. Oggi, a 40 anni di distanza, non credo ne siano sopravvissuti ed è un vero peccato, perché avrebbero potuto contribuire alla festa dei cento anni del Planetario, ricorrenza avvenuta nel 2023. Infatti, fu proprio nel 1923 che a Jena, in Germania, fu presentato il primo proiettore planetario.
Scientificamente il cielo è un contenitore di stelle ciascuna con i suoi caratteri e la sua storia, ma per i non addetti è una fonte di meraviglia e di stupore con il desiderio di poterlo osservare e riosservare e osservare ancora: questo consente il Planetario, al contrario dei fenomeni naturali che hanno tempi e periodicità incompatibili con una riproduzione programmata.
Il primo tentativo di riprodurre la volta celeste a beneficio dell’osservatore ammirato è del VI secolo a. C., ma il primo arrivato con i suoi resti fino a noi è di tre secoli più avanti. Il planetario di Roma era uno dei più antichi, fu inaugurato nel 1928 e si trovava nell’aula Ottagona delle Terme di Diocleziano. Si avvaleva del proiettore Zeiss Mark I, inventato nel 1923 in Germania, che all’epoca era l’ultimo ritrovato della tecnologia; oggi questo proiettore, unico modello superstite del suo tipo, lo si può ammirare all’ingresso della sede del nuovo Planetario al Museo della Civiltà Romana all’EUR di Roma, tornato in attività dal 22 aprile 2022, dopo importanti lavori di riqualificazione del suo apparato tecnologico.
Con una cupola di 14 metri di diametro e 98 posti a sedere è uno dei più grandi planetari d’Italia.
Il cuore del Planetario è un avanzatissimo software che permette di simulare un intero universo virtuale in ogni suo aspetto: dai classici movimenti degli astri nel cielo stellato al sorvolo tridimensionale dei pianeti, all’evoluzione nel tempo di stelle, costellazioni e galassie, fino al tuffo nello spazio-tempo ai limiti dell’universo visibile.
Questo planetario digitale consente di aggiungere la dimensione della profondità, ossia di lasciare la Terra e attraversare lo spazio per “entrare” nel cielo e navigarlo in qualunque direzione dello spazio e del tempo.