Mi piacevano i temporali estivi, ma ora…



Margherita Venturi


Cara lettrice e caro lettore,

mi piacevano i temporali estivi, mi piaceva la pioggia che batteva sui tetti, sugli alberi e sulle strade, rinfrescando l’aria. Ora non mi piacciono più; non sono più i temporali di una volta, ma eventi devastanti: case scoperchiate, alberi abbattuti, strade trasformate in fiumi, ponti travolti dalla furia dell’acqua, frane e persone evacuate. È da inizio maggio, quando l’estate non era ancora cominciata almeno da calendario, che quasi ogni giorno ascoltiamo questo bollettino di guerra e io, purtroppo, ne so qualcosa, dal momento che abito nella zona dell’Emilia-Romagna più colpita dall’alluvione del 16 maggio scorso. Ma non è finita qui; questo clima impazzito ci regala non solo acqua a catinelle (sarebbe meglio dire a secchiate), ma anche incendi dovuti alla siccità e alle temperature torride (non escludo però che qualche volta ci sia la mano dell’uomo) e, ancora una volta, ho potuto toccare con mano. A luglio, per partecipare ad un convegno, sono dovuta andare a Palermo; ero contenta perché per qualche giorno avrei dimenticato il fango che ancora ricopriva il pian terreno della mia casa, ma sono caduta dalla padella alla brace, nel senso letterale del termine: atterrando in serata a Punta Raisi mi sono trovata nel bel mezzo di incendi che illuminavano le montagne circostanti e rendevano l’aria irrespirabile; il mio è stato l’ultimo volo atterrato a Punta Raisi e anche il giorno successivo, il primo del convegno, non è stato facile, dal momento che autostrade chiuse, ferrovia non funzionante e aeroporto aperto a singhiozzo hanno reso difficile l’arrivo dei partecipanti.

La situazione che sta diventando sempre più frequente è quella di un’Italia divisa in due: una parte sommersa dall’acqua e un’altra devastata dagli incendi.

E poi c’è ancora chi dice che non è vero che il clima è cambiato e che gli eventi estremi ci sono sempre stati. Questo è verissimo se consideriamo l’intera vita del nostro pianeta e se parliamo di ere geologiche; ora la situazione è diversa: i cambiamenti stanno avvenendo non sulla scala dei milioni o delle migliaia di anni, ma di pochi anni e con un’accelerazione sempre più spinta. Basta pensare che dal 21 giugno al 1° luglio di quest’anno solo in Italia ci sono stati tredici eventi estremi al giorno e che alla Quarta Conferenza Nazionale sul Clima che si è tenuta a luglio a Roma, organizzata da Italy for Climate, è stato lanciato un allarme: l’Italia è entrata in una fase di anormalità climatica permanente.

Se non prenderemo seri provvedimenti e in fretta, i prossimi anni non saranno certamente rosei. Cosa fare, però, lo sappiamo perché è da tempo che la scienza ci indicata la strada; ad esempio, Mark Z. Jocobson, all’inizio di quest’anno, ha pubblicato un libro in cui dimostra che per sostituire i combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili non servono miracoli, ma solo la volontà di farlo. Purtroppo, ci sono ancora troppi sordi e troppi ciechi.

Dopo esserti annoiato con le mie lamentele, che ormai ti propino in ogni editoriale, ti puoi tirare su di morale leggendo questo numero del CnS che offre spunti interessanti per il rientro a scuola.

In ben due contributi si affronta la figura di Stanislao Cannizzaro: in uno viene ricordato il suo impegno didattico, mentre nell’altro, che rivisita gli atti del Convegno di Karlsruhe del 1860, viene sottolineata in più punti l’importanza di questo chimico palermitano per “fare ordine” nella chimica di fine Ottocento. Sempre legato alla storia della chimica, c’è poi un articolo simpatico e interessante sul plagio, un “reato” che sembra avere origini abbastanza lontane.

Inoltre, trovi contributi da “spendere” direttamente in aula che riguardano come coinvolgere e divertire gli studenti con il calcolo del pH e non solo, ma anche come affrontare concetti di cinetica spesso trascurati e come includere in attività laboratoriali studenti con BES, sempre più numerosi nelle nostre classi.

E ancora, puoi leggere la recensione di due recenti libri, uno “più impegnativo” e uno “più leggero”, che a mio avviso sono entrambi da non perdere; infine, come sempre, il numero si chiude con qualche news.


Alla prossima