Il “Mu-Ch”

Museo della chimica di Settimo Torinese

Silvano Fuso

Secondo una vecchia massima, attribuita a Confucio: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo”. La didattica museale [1] cerca proprio di mettere in pratica questa massima, mostrando al pubblico oggetti reali e, nel caso di musei interattivi, coinvolgendo i visitatori in attività pratiche. Un significativo esempio di questo tipo di didattica è nato recentemente a Settimo Torinese (TO) e riguarda proprio la Chimica. Ci riferiamo al Mu-Ch, ovvero Museo della Chimica [2], inaugurato il 29 giugno 2022 e aperto al pubblico il 1° luglio.

Ricca di significato e di storia è anche la sede dove il museo è collocato. Si tratta, infatti, di una palazzina di via Leinì n. 84, che ospitò in passato la fabbrica di vernici Siva. In essa, nel 1948, fu assunto Primo Levi (1919 - 1987), dopo il suo ritorno da Auschwitz. Il chimico scrittore vi rimase fino alla pensione, nel 1974, con la qualifica di direttore generale.

Come si legge nella presentazione sul sito, il MUCH è “il primo museo d’Europa a proporre un percorso interattivo dedicato alla Chimica. Un luogo d’incontro e scoperta, dove tutti possono fare un’esperienza immersiva e coinvolgente nel mondo della scienza. Abbiamo sviluppato le attività con metodi e approcci innovativi e siamo felici di darvi il benvenuto in un ambiente coloratissimo e di design”.

Punto di forza del Mu-Ch è proprio la sua interattività e, quindi, la messa in pratica dell’ultima parte della massima di Confucio: se faccio imparo. Nel Mu-Ch, infatti, sono in vigore tre regole ferree che non si possono disattendere: 1) sperimentare, 2) essere curiose e curiosi, 3) vietato non toccare.

Queste tre regole valgono durante tutto il percorso di visita che comprende ben 16 laboratori, 28 semplici esperimenti in cui il pubblico viene coinvolto, una tavola periodica degli elementi che tappezza un’intera parete, una saletta per le conferenze, un bar-chimico e un planetario.

Come viene dichiarato espressamente nel sito: “Il Mu-Ch è un museo aperto a tutte le età. Uno dei nostri obiettivi è quello di stimolare la curiosità e la conoscenza della chimica e della scienza nelle nuove generazioni, attraverso un luogo dove l’apprendimento diventa interazione con i fenomeni scientifici che ci circondano. Questo processo interessa i più piccoli, ma può coinvolgere direttamente tutta la famiglia! Genitori e figli possono apprendere insieme in maniera innovativa, in un ambiente informale e coinvolgente dove poter sperimentare, scoprire e giocare”.

Se il target di pubblico preferenziale è costituito dai bambini dai 6 ai 12 anni, la visita è altamente consigliabile ai visitatori di qualsiasi età, purché curiosi e disposti a divertirsi in modo intelligente.

Il piano terra della palazzina ospita uno spazio chiamato C-Lab: si tratta di una stanza-laboratorio in cui i bambini (ma non solo) possono eseguire in prima persona gli esperimenti chimici, guidati da animatori esperti. Gli accompagnatori, che non vogliono sporcarsi le mani, possono accomodarsi in una stanza, usufruire del planetario, o leggere qualche libro comodamente seduti.

Sulle pareti del piano superiore si possono osservare alcune delle tappe più significative della storia della Chimica. Sullo stesso piano si trovano poi gli exhibit e le installazioni del museo che consentono di partecipare in prima persona a esperimenti che riguardano diversi aspetti legati al comportamento e alle proprietà della materia (dagli stati di aggregazione alle proprietà magnetiche, dalla tensione superficiale all’elettrochimica, ecc.) e assistere a veri e propri show scientifici, tenuti nella Sala Convegni, con un susseguirsi di reazioni chimiche spettacolari, in un crescendo dinamico e divertente.

Non poteva poi mancare una stanza dedicata proprio a Primo Levi con una mostra che ripercorre la sua vita con testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino. Ricordiamo che alla realizzazione del Mu-Ch ha contribuito anche il Centro Internazionale di Studi Primo Levi [3] (gli altri artefici sono il Gruppo Pleiadi, l’azienda ETT e il finanziamento è stato ottenuto nell’ambito del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane).

Nel chemistry bar, infine, un American-bar anni ’80, al posto di cocktail vengono servite reazioni chimiche, piacevoli intrugli e cocktail molecolari.

Il Mu-Ch di Settimo Torinese è solo l’ultimo arrivato di una “Rete dei musei di chimica” [4] istituita nel 2010 nell’ambito della Società Chimica Italiana, con l’intento di censire e promuovere le piccole realtà museali e le collezioni scientifiche dedicate alla chimica in Italia. Alla rete appartengono attualmente più di una ventina di realtà tra musei, collezioni di strumenti storici e collezioni di vetreria scientifica in tutto il territorio nazionale. Sono state inoltre organizzate diverse iniziative per mettere, appunto, in rete questi musei e, tra queste, anche convegni specialistici.

Le realtà museali distribuite sul territorio, oltre a rappresentare un ingente valore storico e scientifico, svolgono importanti attività divulgative rivolte all’esterno, quali mostre, eventi, festival scientifici e attività didattiche per le scuole: occasioni preziose per fare buona comunicazione della Chimica e in generale della scienza.

Riferimenti

[1] Si veda: V. Domenici, L. Campanella (a cura di), La chimica nei musei. Creatività e conoscenza, University Press, Pisa, 2020.

[2] https://www.mu-ch.it/.

[3] https://www.primolevi.it/it.

[4] https://www.reteissa.it/chimica/museo/musei.htm.